La Roma vince la Conference League
13 min readA Roma, sponda giallorossa, c’è sempre stato un fortissimo amore verso la squadra, nonostante ci siano altri club con storie più gloriose e con bacheche più ricche. Ma la cosa bella è proprio questa: la tifoseria della Roma si accontenta di poco. Era dal 2008 che i Giallorossi non vincevano un titolo e, il 25 maggio del 2022, questo periodo senza trofei, anche se pieno di emozioni, è stato interrotto. Questo digiuno è stato saziato dalla vittoria contro il Feyenoord in finale di Conference League di qualche giorno fa, che ha consegnato alla squadra capitolina la coppa della prima edizione di questo nuovo torneo. Il cielo di Tirana si è colorato di giallorosso e, dietro a questa impresa, dietro a questo fantastico viaggio, dietro a questo attesissimo titolo, c’è qualcosa di magnifico. La Roma, lo scorso anno, dopo aver esonerato Fonseca, ha annunciato che il successivo allenatore sarebbe stato Josè Mourinho. E il collegamento Special One-trofei è stato immediato, quando è arrivato il portoghese tutti speravano che questa squadra, con un allenatore che in carriera ha vinto di tutto e di più, riuscisse finalmente a vincere una competizione. E Mou ha dovuto ricostruire una squadra che era finita in basso, dato che, nell’ultima stagione con Fonseca, ha rischiato di cedere il suo posto nelle competizioni europee al Sassuolo, all’ultima giornata di campionato. La colpa non era dell’ex tecnico dello Shakhtar Donetsk, dato che ha dovuto allenare una formazione che aveva già dei limiti, non solo di rosa e di organico, ma magari anche di personalità, visto che è stata una squadra fin troppo consapevole dei limiti che aveva. Ma qui, Fonseca è stato molto bravo, perchè, con una rosa che ha fatto quello che poteva fare, è riuscito a valorizzare dei giocatori che sembravano aver perso molta importanza e, soprattutto, è riuscito a trovare un modo di giocare molto bello da vedere. Quindi, sicuramente, Mourinho è stato fenomenale, ma le basi le ha progettate Paulo Fonseca, che bisogna ringraziare per tutto quello che ha fatto. Quando è stato annunciato l’arrivo di Mou, tutti hanno iniziato a sognare, perchè è stato un segnale di come la società volesse fare seriamente un ottimo lavoro per far riassaporare la vittoria ai supporters giallorossi. Poi, sono stati presi anche dei giocatori voluti proprio dall’ex allenatore del Chelsea, sono stati investiti tanti soldi, magari da qualche giocatore ci si aspettava di più, ma va ringraziata ulteriormente tutta la società perchè ha fatto capire come ci tenesse a formare un qualcosa che lasciasse il segno. La Roma avrebbe potuto fare di meglio in campionato, ma è riuscita a cancellare completamente questo tornando a vincere addirittura una competizione europea. Ma questo primo trofeo dovrà essere, come detto dai giocatori stessi, il primo dei tanti, un primo gradino di una scala che dovrà andare sempre più in alto e dovrà riempirsi di trofei sempre più importanti.
La finale
La Roma si gioca l’ultima partita del torneo dopo aver sconfitto il Leicester nella semifinale di ritorno con un gol di testa di Abraham, allo Stadio Olimpico, che ha portato i Capitolini in vantaggio dopo il pareggio per 1-1 a Leicester, nella partita di andata. Agli Olandesi basta, invece, una vittoria in casa per 3-2 contro il Marsiglia e un pareggio a reti inviolati nella semifinale di ritorno, in Francia. Mourinho riesce quindi a superare anche l’incubo Inghilterra che la Roma aveva, dato che i precedenti in Gran Bretagna dei Giallorossi, purtroppo in senso negativo, li conosciamo tutti. La qualificazione ad una finale, nella capitale, è una cosa che non si vive da tanto. L’idea di avere una possibilità non piccola di potere tornare a mettere le mani su un trofeo fa aumentare l’ansia. Roma ha bisogno di fare risentire il suo nome, non solo in Italia, ma anche all’estero. In una Tirana piena di Romanisti, arriva il momento di tornare a vincere, arriva semplicemente il momento di tornare ad essere la Roma che è stata per tanti anni una società gloriosa, non come altre, ma comunque una squadra che ha sempre potuto dire la sua al livello di titoli, giocatori, allenatori, tifoseria e ambiente. Uno spicchio, per niente piccolo, dello stadio di Tirana, si colora di giallo e di rosso. I tifosi sono tanti e vogliono accompagnare la squadra fino alla fine, sognano un trionfo europeo, un qualcosa che lascerebbe un segno, una nuova pagina della storia della Roma.
Le squadre si dispongono sulle solite due file per la solita entrata in campo. Sono stati tanti i giorni di attesa a precedere la finale ed è arrivato il momento in cui l’agitazione, la preoccupazione, ma anche la speranza e la voglia di sognare, si fanno sentire più di prima e fanno provare emozioni indimenticabili ai tifosi, sia della Roma che del Feyenoord. Una partita che vale tanto non soltanto per la squadra capitolina, ma anche per l’Italia intera, visto che l’ultima volta che una squadra del nostro paese ha vinto una competizione europea risale al 2010. La squadra era l’Inter, l’allenatore era l’attuale della Roma: Josè Mourinho. L’italia saluta l’Europa, ma si tratta di un arrivederci, perchè la rivede a dodici anni di distanza sempre tramite lo Special One. La partita si apre con le squadre che puntano a sbagliare il meno possibile, tentando di non concedere nulla e giocando con molta prudenza. Entrambe sentono la pressione, entrambe vogliono vincere la prima edizione della Conference League. Sono due squadre consapevoli che il nervosismo non porta a nulla e che bisogna usare la testa ed essere pazienti per vincere questa partita. La formazione di Rotterdam fa possesso palla, mentre la Roma è costretta a subire e a non sbagliare quando ha le occasioni di ripartire. Nei primi venti minuti circa, gli Olandesi fanno girare molto bene la palla e mettono in difficoltà qualche volta i Giallorossi, senza però creare della palle gol. La Roma deve essere capace di soffrire e di reagire ed è consapevole che dovrà fare questo per tutta la partita. Al 24′, Sergio Oliveira tocca per Pellegrini, che si muove molto bene per ricevere il pallone, il capitano avanza palla al piede, poi vede Zaniolo che scappa e si libera di Trauner, così prova a servirlo con un esterno delizioso, un’idea fantastica, una possibilità di passaggio che non tutti vedono, purtroppo, però, il filtrante è troppo lungo e l’estremo difensore avversario fa suo il pallone. Al 32′ arriva il momento che i tifosi romanisti mai dimenticheranno. La linea difensiva della Roma si trova poco oltre la linea di centrocampo, nella metà avversaria, Cristante gioca semplice su Mancini, il difensore centrale vede Zaniolo in area di rigore e lancia lungo su di lui, è una palla morbida interessante, Trauner non riesce ad intervenire di testa, la palla termina sul petto del numero 22, che controlla, esce dai pali Bijlow, sperando di chiudere lo specchio al giocatore della Roma, che però lo supera con un tocco di classe pazzesco: un cucchiaio di sinistro morbido morbido che scavalca il portiere avversario e termina in porta. La corsa del giocatore che ha appena realizzato la rete del vantaggio romanista dice tutto. E’ un’esultanza che fa capire quanto la squadra allenata da Josè Mourinho volesse vincere quella coppa. Nicolò Zaniolo, dopo tantissime assenze per infortuni gravissimi, dopo essersi perso tantissime partite importanti, trova un gol che fa capire come nel calcio, prima o poi, l’occasione di rifarsi arrivi. Lo Stadio Arena Nazionale si riempie improvvisamente di voci giallorosse entusiaste, i tifosi hanno i brividi e provano una fortissima adrenalina dopo quello che hanno appena visto. E, a Roma, nulla è diverso. Anche i tifosi che stanno guardando la partita allo Stadio Olimpico non credono ai loro occhi, ma possono, finalmente, godersi la gioia del vantaggio capitolino che fa sognare tutti quanti. Roma e Tirana sembrano due città collegate, i due stadi sono esplosi contemporaneamente. Un gol di Zaniolo causa un casino incontenibile in due paesi diversi, Tirana diventa giallorossa durante l’esultanza dei giocatori, dello staff e dei supporters. All’Olimpico succede la stessa identica cosa: nonostante i tifosi romanisti non possano vedere i giocatori a pochi metri da loro, sul prato dello stadio di Roma, l’adrenalina non è contenibile. Dopo tantissimi anni, i sostenitori giallorossi tornano a provare l’emozione di vedere la propria squadra in vantaggio in una finale. Le emozioni che regala il calcio sono un qualcosa di meraviglioso, sono una delle bellezze di questo sport e un pallonetto del 22 di cui Francesco Totti sarà fiero ha suscitato in migliaia e migliaia di persone un’emozione che non è possibile scordare e che nessuno dimenticherà almeno fino a quando i Giallorossi non porteranno a casa un altro titolo. Un aneddoto molto divertente, raccontato da Mancini e da Cristante ai microfoni di Sky Sport, è stato il seguente: il difensore centrale, prima di effettuare il lancio, aveva ricevuto il consiglio da parte dell’ex centrocampista dell’Atalanta di continuare a fare girare il pallone, giocando quindi semplice, ma Mancini ha deciso di rifiutare il suggerimento del compagno e, appena visto Zaniolo, l’ha messo davanti al portiere con una palla lunga perfetta. Prima di andare a riposo, la squadra allenata da Arne Slot si rende pericolosa: Malacia finta il cross e poi mette in mezzo un traversone insidioso di esterno sinistro, Rui Patricio risponde con i pugni, poi Zalewski allontana spazzando, senza pensarci due volte. Per la fortuna dei Giallorossi, questa è l’ultima volta nel primo tempo in cui ci sarà da soffrire. Dopo 45 minuti più 4 di recupero, si va a riposo sul risultato di 1-0 in favore della squadra allenata dallo Special One. Un primo tempo in cui la formazione di Rotterdam ha fatto molto possesso palla (inoltre, a fine partita, gli Olandesi sono arrivati al 67% di possesso palla contro il 33% della Roma) e la squadra giallorossa ha dovuto stringere i denti e sapere soffrire. Gli Olandesi hanno fatto girare di più la palla, ma non si sono mai resi seriamente pericolosi, non hanno mai creato grandi palle gol e la Roma è stata brava a difendersi sulle occasioni in cui gli avversari potevano fare male. Mancini e Smalling hanno giocato un primo tempo meraviglioso. Le partite, come tutti sappiamo, cambiano nell’intervallo. Sono apparentemente soltanto 15 minuti di stop, ma è un time-out molto utile per tutte le squadre non solo per riposare, ma soprattutto per staccare un attimo, fanno molto bene sul lato mentale. Sono 15 giri di orologio in cui il mister dice dove ha visto debole l’altra squadra e dove potrebbe migliorare la propria. E gli Olandesi sono scesi in campo dando il massimo, aggiungendo al possesso palla anche tantissime occasioni. Dopo neanche due minuti dal fischio di inizio del secondo tempo, il Feyenoord si rende pericoloso: lo scambio Kokcu-Sinisterra sorprende i giallorossi, poi arriva un cross basso su cui riesce ad intervenire Trauner, deviando il pallone e cercando di metterlo allo spalle di Rui Patricio, ma è sfortunato e centra il legno, la palla poi, dopo l’impatto con il pallo, finisce nel cuore dell’area di rigore, Geertruida prova a calciare, ma la sua conclusione viene murata da Cristante, poi Til tira con il pallone a mezza altezza e dà tanta potenza alla palla, al momento dell’impatto si trova poco alla destra del dischetto del rigore, la forza c’è, la precisione no, ma, nonostante non sia un tiro angolato, è una traiettoria difficile da leggere per il portiere portoghese, dato che davanti a sè ha tantissime maglie dei giocatori avversari e dei compagni di squadra, ma Rui Patricio, con un miracolo, riesce a salvare la Roma. Dopo questa occasione clamorosa, la squadra di Rotterdam prende coraggio e fiducia e riesce quindi a fare male alla squadra allenata da Mou poco dopo: di nuovo Sinisterra crea problemi alla difesa, poi mette un pallone al limite dell’area di rigore per Til, che arriva in corsa, poi colpisce di tacco e serve Malacia, il numero 5 va al tiro di prima e fa partire un missile, riesce a centrare lo specchio della porta, ma la conclusione non è troppo angolata e, ancora una volta, l’estremo difensore portoghese compie un miracolo e riesce a non farsi superare dalla conclusione fortissima dell’avversario rispondendo con una parata stupenda, deviando il pallone, che poi finisce sull’incrocio dei pali. La Roma, incredibilmente, è salva, anche questa volta, la porta è rimasta inviolata e i Giallorossi sono ancora avanti. Al 52′, Abraham viene cercato da un lancio lungo, si trova in mezzo a Trauner e Senesi, che sanno quanto sia forte di testa l’inglese e lo raddoppiano, il numero 18 colpisce di testa, ma, di fatto, lancia verso la porta l’attaccante giallorosso, che viene trattenuto per un braccio dal giocatore in maglia numero 4, il bomber della squadra allenata da Mourinho viene dunque sbilanciato dall’avversario, poi si allunga troppo il pallone, il portiere avversario esce e lo ferma. E qui c’è un errore arbitrale clamoroso. Neanche fallo. E, in teoria, Senesi, dato che ferma irregolarmente da ultimo uomo Abraham, dovrebbe uscire dal campo dopo aver ricevuto il cartellino rosso. E il VAR, incredibilmente, non corregge la decisione presa dall’arbitro sul campo. Un mezzo che potrebbe essere utilissimo, ma che, ancora adesso dopo tanto tempo che lo usiamo, viene utilizzato malissimo. Sta creando soltanto dei casini. Inutile sottolineare come i giocatori e lo staff della Roma siano furiosi con il direttore di gara. La Roma, dopo un’ora di gioco, è stanca, anche perchè, contro squadre che muovono così tanto la palla e quindi ti costringono a correre così tanto, è dura resistere fisicamente. Al 62′, grossa occasione per gli avversari, opportunità che nasce da un errore di Karsdorp evitabile. L’olandese, ex della partita, riesce a recuperare palla rubandola al numero 7 della squadra avversaria vicino alla lunetta del calcio d’angolo non tanto distante dall’area giallorossa, poi, però sbaglia la cosa più facile. Nel tentativo di servire Sergio Oliveira, che era vicino a lui e che aveva preso il posto di Mkhitaryan (l’armeno era uscito dal campo al 17′ per infortunio) regala palla a Malacia, che entra in area di rigore e mette un pallone a rimorchio per Nelson, che calcia con il sinistro, ma non esegue un buon tiro, dato che non è molto forte, anche se angolato, la palla viene deviata in calcio d’angolo dalla difesa capitolina. La Roma, non avendo più fiato, deve sapere sfruttare al meglio tutti i contropiedi che le capitano. Al 73′, un cross da calcio d’angolo viene messo fuori in qualche modo dalla difesa olandese, la palla schizza sui piedi di Veretout, che vede la porta e calcia di prima di destro, il tiro è centrale, ma forte, anche se rasoterra, Bijlow riesce a deviare e nega il raddoppio alla Roma, subito dopo, il pallone viene spazzato dalla retroguardia della squadra allenata da Slot. I Giallorossi riescono a tornare all’attacco a 5 minuti dal 90′, con uno splendido passaggio di Veretout che trova Pellegrini, il capitano esegue un movimento perfetto e riceve il pallone sui piedi, è solo ma in una posizione un po’ defilata, è costretto a calciare con il piede debole, il suo sinistro è potente, però centrale. L’estremo difensore della squadra avversaria riesce a respingere e non concede alla Roma il gol che chiuderebbe la partita. I Giallorossi sono però costretti a soffrire fino all’ultimo e quando Dessers, dopo un minuto di recupero, riesce a colpire di testa per provare una sponda, vengono a tutti, giocatori e tifosi, i brividi, stavolta non causati dall’adrenalina, ma dalla paura. Ma quando quel pallone spizzato dal 33 della squadra di Rotterdam si spegne sul fondo tutti tirano un sospiro di sollievo. E’ il 95′, il Feyenoord manovra l’ultimo pallone cercando disperatamente il gol del pari nel finale, ma il quinto minuto di recupero è scaduto. Tutti i giocatori della Roma allargano le braccia, come se volessero dire all’arbitro:”E’ finita!” e, stavolta, è finita davvero. Arriva il triplice fischio. La Roma ha vinto la prima edizione della Conference League! Tirana è giallorossa! Un successo che resterà nella storia, una vittoria che serviva non solo ai Capitolini, ma a tutta l’Italia, visto che era passato troppo tempo dall’ultimo successo di un club italiano in una competizione europea. Sulla coppa viene incisa la scritta “AS Roma”. Dopo 14 anni, la Roma è tornata a vincere un titolo. Anche Mourinho non riesce a trattenersi ed esulta con una gioia incontenibile. I giocatori si dirigono verso il settore occupato dai sostenitori giallorossi, mentre i calciatori del Feyenoord, disperati, si inginocchiano o si sdraiano per il campo, qualcuno non riesce a trattenere le lacrime. La squadra allenata da Mou è riuscita a centrare quello che era uno degli obiettivi stagionali. Il progetto voluto dalla dirigenza è stato concretizzato. Ma questo, come già detto, dev’essere soltanto il primo di tanti successi. Ed è un titolo che arriva con un mister che di trofei se ne intende. Josè Mourinho, criticato esageratamente in certi momenti della stagione, risponde così a tutti quelli che pensavano fosse finito. I vincitori e i perdenti ricevono le loro medaglie, la premiazione poi si conclude con il gran finale. Pellegrini, eletto inoltre “Giocatore della Stagione di UEFA Europa Conference League” alza al cielo una coppa che la Roma voleva e che si è meritatamente portata a casa. Anche nella capitale tutti esultano, il prato dell’Olimpico viene invaso dai tifosi, le bandiere, le sciarpe e le maglie colorano Roma e Tirana di giallorosso. La Roma scrive un’altra pagine di storia. Ed è una pagina che mai verrà cancellata.
I festeggiamenti continuano negli spogliatoi. Karsdorp lascia il campo per ultimo, dopo aver giocato quasi tutta la partita, stringendo anche i denti e continuando a correre con i crampi. La conferenza stampa di Josè Mourinho dopo la partita viene interrotta dall’invasione dei giocatori nella sala stampa. Lo Special One viene completamente bagnato dai suoi calciatori, che fanno irruzione e si portano via il loro allenatore.
La festa prosegue il giorno dopo, a Roma. Dopo il rientro nella capitale, i Giallorossi festeggiano con i propri tifosi la vittoria del titolo. Tutti assieme sul pullman, precisamente sul tetto del veicolo, che è stato scoperto apposta per l’occasione. Tutti con le bandiere in mano. Tutti cantano per tutto il tragitto. Non c’è un giocatore che non partecipi ai festeggiamenti. I tifosi, inoltre, sono tantissimi e inseguono il pullman per tutto il viaggio. A Roma, non è possibile uscire con la macchina. Tutte le vie sono completamente intasate e i calciatori, tutti in piedi, sono circondati, ai piedi dell’autoveicolo, dai sostenitori. Tutti cantano. La festa sembra non volere finire. Fumogeni ovunque. Poi, fatti partire anche dai calciatori stessi, cori contro la Lazio. Una cosa spettacolare della tifoseria è che i festeggiamenti non finiscono. Come raccontato anche da Totti quando la Roma del 2001 aveva vinto lo scudetto, la celebrazione del titolo non dura soltanto un giorno. Dura un’eternità. E la stessa cosa è successa con la vittoria della Conference League.