Il 22 giugno 1986
5 min readTutti conoscono Diego Armando Maradona. E’ stato uno dei più grandi calciatori della storia del calcio, se non il migliore. Questa sua fantastica carriera è stata meravigliosa per vari aspetti, parlando sia delle sue avventure con i club che con la nazionale. Se vogliamo parlare di club, oltre a Barcellona, al Boca, al Siviglia e al Newell’s Old Boys, c’è una squadra che l’ha amato: il Napoli. Ma non è stata soltanto una squadra. E’ stata un’intera città ad amare Diego, ed è stato reciproco. Pochi altri calciatori sono riusciti ad avere un legame così forte come ha fatto Maradona con Napoli, ed è per questo che tutti lo amano. L’affetto verso Diego da parte del capoluogo campano e non solo non si è visto soltanto recentemente, quando purtroppo, ci ha lasciato (tra l’altro il 25 novembre, stessa data della morte di un certo Best). L’amore nei suoi confronti c’è sempre stato, dal primo momento in cui è arrivato a Napoli, prima ancora che facesse il miracolo di trascinare la sua squadra alla vittoria del campionato. Tutti hanno acclamato questo straordinario calciatore non solo per via di quelle straordinarie giocate che faceva in campo, ma proprio per via dell’affetto che ha nutrito nei confronti di un intero popolo che non si sarebbe mai voluto separare da lui. Ma oggi non si parla dello scudetto che ha vinto con il Napoli la leggenda argentina, non perchè non sia importante, ma perché quella di oggi è una data davvero importante. Oggi, è il 22 giugno. E, proprio il 22 giugno del 1986, Diego ha scritto una pagina di storia. E, se andiamo a vedere la sua straordinaria carriera, è solo una delle tante, ma, probabilmente, è quella più indelebile. Stavolta, la storia non la fa in Serie A, la fa con la sua nazionale. Siamo ai quarti di finale della Coppa del Mondo del 1986, in Messico.
LA “MANO DE DIOS”
Il calore e la gente in festa, oltre al valore della competizione, fanno salire l’adrenalina a tutti i fortunati che hanno il privilegio di scendere in campo per una partita di tale importanza, rappresentando il proprio paese. Diego porta, ovviamente, la fascia da capitano e la maglia numero 10 e, per lui, sembra una cosa qualunque. Non nel senso che pensi che non valgano, ma nel senso che non sembra provare pressione, nonostante abbia un peso importantissimo addosso e, di conseguenza, tantissime responsabilità. La nazionale sudamericana arriva a quella partita dopo un cammino perfetto, dato che aveva vinto il girone ed eliminato l’Uruguay. L’Inghilterra, invece, fa più fatica nella fase a gironi, dato che si piazza alle spalle del Marocco, ma si qualifica ai quarti di finale dopo aver sconfitto il Paraguay
Argentina – Inghilterra, partita valevole per la semifinale mondiale 1986, è bloccata sullo 0 – 0, ma al 6’ della ripresa accade qualcosa che è passato alla storia: Diego Armando Maradona dà il via all’ azione partendo dalla destra, nella propria trequarti, il pallone viene allargato sulla sinistra, e poi è il solito Maradona che si fa vedere e riceve palla dal proprio compagno, Diego la prende, passa in mezzo a due e serve Valdano che in area di rigore sbaglia il controllo, favorendo Steven Hodge, che, nel tentativo di allontanare il pallone, alza un campanile, che però va verso la porta difesa dal suo compagno Peter Shilton. A quel punto, l’ estremo difensore inglese va verso il pallone per anticipare Maradona che stava, anche lui, andando incontro alla palla, ma è l’argentino ad anticipare l’ inglese. In che modo? Colpendo il pallone con il gomito, perché Dios non sarebbe mai arrivato su quel pallone considerando la differenza di altezza tra i due (Shilton è più alto di circa 20 cm). Ad ogni modo, l’ azione si conclude con il pallone che rotola verso la rete. Dios va ad esultare dicendo ai suoi compagni, che inizialmente non ebbero alcuna reazione perché certi del fatto che l’ arbitro avesse visto il tocco di mano “Venite ad abbracciarmi o l’arbitro non la convaliderà”; tutti gli inglesi, invece, corrono a protestare, ma il direttore di gara tunisino Ali Bin Nasser non ha visto alcuna irregolarità: per lui il gol è valido. Inutile dire che il gesto di Maradona è irregolare e scorretto, ma c’è stata anche molta scaltrezza, bravo soprattutto ad essere coerente fino in fondo dicendo ai suoi compagni di esultare, perché altrimenti, probabilmente, il direttore di gara avrebbe annullato la rete. 4’ dopo, Maradona, segnerà un altro gol che passerà alla storia, questa volta non per un’ irregolarità, ma per un CAPOLAVORO di Dios.
Queste le dichiarazioni di Diego a fine partita:”Un po’ con la testa di Maradona ed un altro po’ con la mano di Dio”.
Ma il tecnico inglese Robson non prese bene l’affermazione di Diego e rispose così all’ argentino :”Non è stata la mano di Dio, ma la mano di un mascalzone”.
Mentre 22 anni dopo, nel 2008, Maradona rilasciò le seguenti dichiarazioni al Sun:”Se potessi scusarmi e tornare indietro, lo farei, ma un gol è sempre un gol e grazie a quello l’Argentina ha vinto il Mondiale e io sono diventato il miglior giocatore al mondo. Non posso cambiare la storia, tutto quello che posso fare è andare avanti”.
IL GOL PIU’ BELLO DI SEMPRE
5 minuti dopo questa giocata scorretta ma storica, che si è rivelata fondamentale per la vittoria di questa partita, Diego Armando Maradona si ripete. Riceve palla nella sua metà campo, vicino al cerchio di centrocampo, “Lo marcan dos” dice la telecronaca in spagnolo, con un gesto tecnico assurdo si gira e si libera di Reid, poi vede che lo spazio a sua disposizione è tanto e avanza palla al piede. Inizia così una corsa clamorosa da parte del Pibe de Oro, che, prima di mettere dentro il pallone dopo aver dribblato tutta la squadra avversaria, corre 60 metri in 10 secondi. Continua a correre, la palla è incollata al suo famosissimo mancino. Diego si porta avanti la palla e accelera, “Arranca por la derecha el genio del fùtbol mundial” continua così una delle telecronache più belle della storia del calcio. Poi, però, il 10 deve fare i conti con Terry Butcher. Nessun problema per El Pibe de Oro, che salta l’avversario con un tocco d’esterno sinistro magico e si dirige verso l’area di rigore. “Siempre Maradona” poi salta anche Fenwick, “Genio! Genio! Genio!” esce dai pali per provare a fermarlo in maniera disperata Shilton. Diego si libera anche del portiere, la porta è vuota. “Ta-ta-ta-ta-ta-ta… y gol! Goooool! Quiero llorar. Dios santo, viva el fùtbol! Golaaazoooo!”
(Articolo di Andrea Ascari e Cristiano Cavallaro)