Intervista a Loris Frisenda
5 min read“Quali sport segui?”
“Seguo qualsiasi sport passi in TV: calcio, tennis, freccette, biliardo… nel calcio seguo soprattutto l’Inter, poi ho guardato anche gli Europei femminili. Guardo qualcosa anche durante la notte, come ad esempio il biliardo. Oltre a questi, mi piace sia seguire che praticare bocce e tiro con l’arco. Ho seguito tutte le edizioni delle Olimpiadi e, inoltre, guardo pure la Red Bull Art of Motion, il basket, lo snowboard e la pallavolo. Anche il parkour mi piace un sacco, ma non posso vederlo perchè non lo trasmettono in televisione. Non ci sono sport che non mi piacciano, ma la Formula 1 ed il ciclismo mi fanno venire sonno”.
“Quali hai praticato?”
“Ho giocato a: tennis, calcio, bocce, mountain bike, tiro con l’arco… senza mai fare parte di una società però. Amavo il pattinaggio con i roller, a volte facevo 20 chilometri: partivo, percorrevo tutto il lungomare e il centro di Capo d’Orlando. Stavo tutto il pomeriggio con i roller ai piedi”.
“Come giocavi a calcio?”
“Organizzavamo partite con quelli di Capri Leone, o sfide singole o tornei. Giocavamo anche a pallavolo e ci sfidavamo, a volte a anche a Frazzanò; una specie di Trofeo Tim. Una volta, a Loreto, c’era il campo da calcio e lì facevamo i tornei estivi e gli allenamenti e un mio amico giocava scalzo su quel pietrisco”.
“Hai mai rotto qualcosa facendo sport?”
“Sì, soprattutto gli occhiali, da bambino. Ne rompevo un casino. Io, però, non mi sono mai fatto male gravemente: moto, bici… sono caduto diverse volte ma non mi sono mai fatto nulla per fortuna. Ho rotto tante cose: diverse finestre giocando a calcio in piazza, a Sant’Alfio, Via Cupane, davanti alle chiese con i vigili che ci prendevano il pallone. Una volta ho tirato una pallonata in faccia ad un nostro amico (sempre a Sant’Alfio) così forte che è caduto all’indietro sugli scalini.
“Cos’altro facevi nel tempo libero?”
“Andavamo al fiume, tiravamo in mezzo dritti alla campagna, saltando i terrazzamenti e tutto ciò che ci capitava davanti. Non facevamo per scendere in piazza al pub, camminavo sulla ringhiera (ai tempi più stretta) e quando la palla finiva nella terrazza vicino Sant’Alfio, mettevo una mano sulla ringhiera e mi buttavo sulla terrazza per recuperarla. Davanti a Palazzo Cupane c’era il nostro “campo”: facevamo una porta in fondo alla strada ed un’altra all’inizio. Creavamo le due squadre e si giocava: la via era il campo, c’erano quelli bravi a giocare con le sponde degli edifici, che permettevano di superare l’avversario.
“Praticavate anche altri sport?”
“Davanti al pub giocavamo a tennis e a calcio-tennis, si faceva la fila per giocare al primo, non c’erano campi da tennis nelle vicinanze. Organizzavamo pure partite di hockey e rugby in piazza. Al secondo citato si giocava così: mettevamo un bidone dell’immondizia davanti al bar ed uno dalla chiesa in fondo alla piazza, facevamo due squadre e, con il super santos o con il pallone che avevamo a portata di mano, giocavamo. Facevo anche giri in mountain bike. Una volta arrivavo fino a Longi con i pattini. Anche bicicletta: scendevo da Rocca, poi San Salvatore, Galati, Cascate del Catafurco, Longi, Frazzanò, Mirto. Penso siano 40 chilometri, forse anche di più. Facevamo tutti gli sport, ci piacevano tutti. Avevamo provato anche hockey ma ci si doveva arrangiare ed era difficile. Facevamo lotta greco-romana e tutte le prove di coraggio: tuffi al mare, saltare dal muro sui tetti delle scuole… erano salti da un metro e mezzo, prendevamo la rincorsa e saltavamo. Con la Cinquecento, facevamo tutti i vicoli. Giocavamo a nascondino con le macchine: passavo in tutte le vie più strette e ovunque pensavo passasse la macchina ci andavo. Mi è capitato di danneggiare la macchina facendo questo, per fortuna non danni gravi. Giocavamo anche a birilli. A volte, passavamo intere notti a giocare a “nascondino nelle tane”: uno doveva fare il cercatore, contava fino a 31 poi cominciava a cercare. A nascondino uno contava e gli altri si nascondevano per i fatti loro, ma questo era diverso: se si era in 10, si faceva la conta per stabilire chi contava, una volta stabilito il cercatore, gli altri 9 si mettevano d’accordo tra di loro, sceglievano una sorta di corridore e la tana dove nascondersi. 8 si nascondevano, il corridore stava lontano 20-30 metri dal cercatore e, quando questo finiva, il corridore doveva cominciare a correre, seminare il cercatore e raggiungere gli altri nella tana senza farsi prendere dal cercatore, se riusciva a seminarlo e raggiungeva gli altri nella base, vinceva, se non ci riusciva, il cercatore trovava gli altri nella tana e, di conseguenza, sceglieva chi doveva contare dopo. A volte, quando dovevo cercare, andavo a casa a dormire senza dire niente perchè mi stancavo di giocare. Dovevamo inventarci i giochi così, facevamo anche lo schiaffo del soldato. Prendevamo i fiori delle case e li spostavamo. Ero bravo nel salto in lungo, a livello scolastico. Facevamo le gare con i monopattini, ma non quelli di ora, ce li costruivamo noi con i cuscinetti di ferro. Non stavamo mai fermi. Sempre campagna, campagna e campagna, a fare le capanne ovunque, divisi in bande. Facevamo arco e frecce, arco con rami di nocciolo e spago, mentre le frecce con legno e bacchette degli ombrelli, venivano appuntite e se acchiappavi qualcuno gli facevi male. Creavamo anche le cerbottane, a volte ce le tiravamo addosso. Andavamo pure al fiume, erano 4-5 chilometri, avevamo fatto una specie di diga con delle pietre e ci facevamo il bagno. Costruivamo pure le canoe. Dove passavamo noi, non cresceva più nulla, tipo Attila. Se qualcuno faceva i meloni, noi li mangiavamo. In TV non c’era niente e ci inventavamo questo. Ora, per i più grandi, lo sport è non fare niente. Dai 18 anni in su, lo sport preferito era gironzolare e basta, di paese in paese. Abbiamo fatto anche abbastanza trekking ed escursioni, pure equitazione. Ho preso la patente del cavallo, anche se adesso è scaduta”.