Novembre 20, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

Grazie di tutto, O Rei.

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Ci è giunta, nelle ultime ore, una notizia che non avremmo mai voluto ricevere. Purtroppo, ad 82 anni, Pelè se n’è andato. Stava combattendo contro un tumore e, purtroppo, non è riuscito a vincere questa battaglia. O Rei è stato un campione sia in campo che fuori. È stato un esempio per generazioni e generazioni. E si è dimostrato un esempio anche in questa battaglia contro una malattia molto aggressiva, lottando fino all’ultimo e affrontando questo grave problema fisico mostrando sempre un grande ottimismo. Non tutti hanno avuto la fortuna di vedere giocare questo talento, molti nemmeno erano nati quando la leggenda brasiliana vinceva la Coppa del Mondo per la prima volta. Ma tutti ne hanno sentito parlare. Per molti è quello che ha segnato più di 1000 gol in carriera, per altri è il giocatore più forte della storia del calcio. Ma non è “solo” questo, perché Pelè ha fatto qualcosa in più, lavorando attivamente anche nel sociale. Un giocatore che sul campo faceva quello che voleva. Si divertiva con il pallone, il suo migliore amico, a dribblare tutti gli avversari, a inventare giocate che nessun difensore potesse prevedere e a mandare in porta i compagni con i passaggi più spettacolari. Questo fuoriclasse ha fatto la storia di questo sport, sia da calciatore che dopo aver appeso al chiodo gli scarpini, regalandoci un gioco che, se non ci fosse stato lui, sarebbe stato molto più monotono. Il calcio avrebbe meno appassionati, avrebbe meno praticanti e perderebbe tanto del fascino che ha acquisito da quando è nato fino ad arrivare ad oggi. Oggi non muore il calcio, però muore il re del calcio. Muore una persona che è stata in grado di radunare milioni e milioni di persone in bar, ristoranti o per strada per seguire le partite con televisioni, radio o qualunque altro mezzo di trasmissione. Vedere un talento come Pelè fare quei numeri in campo, vederlo sorridere mentre saltava un avversario, ha coinvolto numeri incredibili di persone e ha trasmesso la passione per il calcio. L’eterno numero 10 raggiunge in cielo tanti altri fuoriclasse, che hanno avuto il privilegio di aver vissuto l’era di O Rei. E chissà, magari, in questo momento, starà facendo due palleggi con Diego o con qualcun altro.

Pelè è riuscito, inoltre, a farsi amare dal mondo intero. Tutto il Brasile si è innamorato di lui quando ha portato la sua nazione sul tetto del mondo vincendo i Mondiali più di una volta. Il globo l’ha sempre sostenuto per ciò che ci ha insegnato. Vale la pena ricordare qualche splendida citazione di O Rei.

Il calcio è come una religione per me. Adoro la palla da calcio e la tratto come un dio. Troppi giocatori pensano alla palla come qualcosa da calciare. Dovrebbe essere loro insegnato ad accarezzarla e a trattarla come una gemma preziosa

Il calcio è musica, danza e armonia. E non c’è niente di più allegro della sfera che rimbalza

Più difficile è la vittoria, più grande è la felicità nel vincere

Il calcio è l’unico sport dove possono convivere tante persone. Non importa se sei ricco o povero, nero o bianco. Il calcio è un’unica nazione. Questa è la bellezza del calcio

Il successo non è quante volte vinci, ma come giochi la settimana dopo aver perso

Il successo non è casuale. È duro lavoro, perseveranza, apprendimento, studio, sacrificio e, soprattutto, amore per ciò che stai facendo

Il razzismo va combattuto, ma oggi il calcio é un mix di razze, religioni, colori. Credo che gli episodi che si vedono dipendono più dalla situazione politica ed economica. È un problema sociale, una protesta contro gli amministratori politici che poi si scatena in aggressività

Quando Pelè fermò la guerra civile nigeriana

Siamo nel 1969 ed è in corso la guerra civile nigeriana. Il conflitto va avanti dal 6 luglio 1967 e le città subiscono danni gravissimi quotidianamente per via dei continui combattimenti. Per quanto possa sembrare assurdo, le due parti smisero di lottare ferocemente con le proprie armi per due giorni perché volevano assistere ad una partita di Pelè.

Il Santos, infatti, aprì la stagione con un tour in Africa. Il calendario prevedeva molte amichevoli in tanti stati del Continente Nero: Congo, Mozambico, Ghana, Algeria e Nigeria. In quegli anni, tutto il mondo parlava della leggenda brasiliana, che aveva portato la sua nazionale a conquistare la Coppa del Mondo prima nel 1958 e poi nel 1962. Inoltre, riuscirà a mettere nuovamente le mani sul trofeo circa un anno dopo questo storico fatto che stiamo per raccontarvi.

È domenica 26 gennaio 1969 e l’aereo del Santos atterra all’aeroporto di Lagos. Appena arrivati, i giocatori della formazione brasiliana sono subito chiamati in campo, l’avversario è appunto la nazionale nigeriana. La squadra di O Rei era stata sconfitta dal Congo per 3-2. Un risultato piuttosto scadente, è vero. Ma l’obiettivo del Club non è di certo quello di vincere tutte le partite di questo tour africano, bensì di raccogliere una certa cifra di denaro tramite questi tanti incontri. E, grazie alla presenza del talento della nazionale, i brasiliani riescono a guadagnare e non poco. Dopo la caduta contro il Congo citata poco fa, il Santos pareggia contro la nazionale nigeriana realizzando due reti ed incassandone due, in una gara piuttosto equilibrata. Nella formazione africana, trovano la via del gol Muyiwa Oshode e Baba Alli. Le due reti del Santos vengono realizzate proprio da lui. Proprio dal re. Proprio da Pelè, che non può di certo mancare l’appuntamento con il gol, nemmeno in queste sfide.

Inoltre, si parlò tanto di questa sfida per via delle diverse critiche nei confronti della Federcalcio nigeriana, che, per questa partita, dovette spendere moltissimi soldi nel bel mezzo di un periodo fin troppo complicato. O Rei e compagni erano riusciti, grazie al loro calcio così bello e divertente, a far posare le armi alle parti coinvolte nella guerra. Un grandissimo esempio di come lo sport possa frenare qualsiasi cosa ed un’altra dimostrazione di quanto sia potente un pallone. Tuttavia, resta qualche incertezza sulla verità di questa storia. Nel libro del 2007, il brasiliano ha usato le seguenti parole:

Non sono sicuro che sia completamente vero. I nigeriani ci assicurarono che i Biafrans almeno non avrebbero toccato Lagos mentre eravamo lì. Ricordo un’enorme presenza militare per le strade e grande protezione da parte dell’esercito e della polizia durante il nostro soggiorno in Nigeria. Il clima era molto pesante

Nel 2011, è stato intervistato dalla CNN e ha dichiarato quanto segue:

Sì, è tutto vero e mi sento fiero di questo. Perché, sapete, con la mia squadra, il Santos, abbiamo fermato addirittura una guerra. La gente era così fuori di testa per il calcio da deporre le armi

Inoltre, oggi, triste giorno in cui Pelè ci ha lasciato, è stato pubblicato un post sul profilo Instagram di O Rei, in cui si legge “Durante il suo viaggio, Edson ha incantato tutti con il suo genio nello sport, ha fermato una guerra, ha fatto opere sociali in tutto il mondo e ha diffuso quella che più credeva fosse la cura per tutti i nostri problemi: l’amore”.

Pelè è inoltre un giocatore simbolo per questo sito internet, infatti il motto di questa pagina è proprio la celebre frase del fuoriclasse brasiliano “Più difficile è la vittoria, più grande è la felicità nel vincere”. Dunque, anche noi di pochepalle.it vogliamo ringraziare nel modo più sincero Pelè per tutto ciò che ci ha regalato e per averci fatto innamorare di uno sport fantastico, nonostante non tutti abbiano avuto il privilegio di vederlo accarezzare il pallone. Nei prossimi giorni, per cercare appunto di ringraziare questa leggenda nella maniera migliore possibile, verrà pubblicato almeno un altro articolo su di lui.

Grazie di tutto, O Rei.

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