La Spagna domina e batte 1-0 l’Italia di Spalletti – analisi e considerazioni sparse
7 min readLa seconda gara dell’Italia agli Europei termina con una sconfitta per 1-0 contro la nettamente superiore Spagna. Gli Azzurri non riescono mai a minacciare la porta di Unai Simon e subiscono dal primo all’ultimo istante, andando in svantaggio per via di un’autorete sfortunata di Calafiori.
Il disastro azzurro: analizziamo qualche errore (in ordine sparso)
Parlando un po’ di tattica, Spalletti ha confermato il copione che tutti si attendevano: squadra trincerata dietro, intenta a “ripartire” – cosa di fatto mai accaduta, o quantomeno non è mai stata imbastita un’azione offensiva con un minimo di precisione e imprevedibilità – appena riconquistata la sfera. Il tecnico di Certaldo conferma la retroguardia a tre in fase di impostazione, ma di fatto non riesce mai a giocare con qualità dal fondo e sperpera maldestramente diversi possessi. Fatto questo accenno, proviamo ad analizzare le tante lacune di questa formazione, ricordando che sono semplicemente opinioni personali, nonché errori che ci sono saltati all’occhio.
- Una preparazione discutibile: La nostra nazionale risulta, purtroppo, una squadra estremamente fragile, che commette tanti svarioni, evidenziatisi, tra l’altro, anche nel match contro l’Albania, nonostante il risultato favorevole. Tuttavia, seppur questa sia una cosa che pochi hanno detto, troviamo alquanto opinabile il percorso compiuto da questa squadra per farsi le ossa prima di questo torneo. L’ultima partita pre-Europeo contro un avversario risale al 17 ottobre 2023 contro l’Inghilterra, gara persa 3-1. Sicuramente, però, sono questi i match che fanno maturare e non di certo le quattro amichevoli disputate successivamente contro formazioni decisamente abbordabili. Oltretutto, dopo il match contro la nazionale dei Tre Leoni, si è giocato un match contro l’Ucraina, una squadra da non sottovalutare, ma comunque di tasso tecnico inferiore, in cui si è rischiato di perdere e ci sono stati evidenti problemi. La soluzione non può essere andare a giocare in America – per soldi, tra l’altro, perché fatichiamo a credere che gareggiare con Venezuela ed Ecuador ti possa far crescere particolarmente – dei match amichevoli, non facendo altro che sperimentare dei calciatori che non utilizzerai nelle gare cruciali, seppur siano giovani indubbiamente talentuosi.
- Marcature: L’Italia comincia la partita e viene travolta da una Spagna decisamente più frizzante. Dopo nemmeno due minuti c’è già il primo brivido, con Pedri – tutt’altro che un giocatore abile nei colpi di testa, per via della sua stazza – che di testa indirizza verso la porta e non trova il gol soltanto per via di un miracolo di Donnarumma, migliore in campo a mani basse degli Azzurri. L’errore è di Jorginho, che cerca di anticipare, ma sbaglia completamente i tempi dell’intervento, permettendo all’avversario di fare quanto appena descritto. E non è stata la prima e ultima volta, perché il talentuosissimo ragazzo del Barcellona è stato libero di muoversi tra linee e toccare più volte il pallone senza che nessuno glielo impedisse. Oltre a ciò, è capitato in più di un’occasione che la Spagna cercasse Morata con un pallone profondo e l’ex Juventus ha anticipato Bastoni più volte.
- La supremazia di gioco della Spagna: Dopo 33 minuti la Spagna deteneva il 62% del possesso della sfera, giocando, se vogliamo, anche con una certa cautela e con la consapevolezza che, prima o poi, il gol sarebbe arrivato, pur non aumentando particolarmente i ritmi. Forse, infatti, “assedio” non è proprio la parola giusta per definire le diverse operazioni offensive delle Furie Rosse ieri sera. Hanno piantato le tende nella nostra metà campo, sì, però le palle gol sono arrivate a diversi minuti di distanza: la prima al 2′, come già detto, le altre al 10′, al 25′, al 52′, al 54′ – autorete di Calafiori -, al 60′ e al 70′. Questo vuol dire, come anticipato, che loro erano convinti che, in un modo o nell’altro, sarebbero andati a segno lo stesso, senza nemmeno forzare qualche giocata. Ieri, oltretutto, il centrocampo avversario ha dominato dall’inizio alla fine: la maestria di Rodri, coadiuvata dalla tecnica di Pedri e Fabian Ruiz, ha annientato il reparto azzurro. Nell’Italia, tra l’altro, si è visto un Jorginho in palese difficoltà. Saltato continuamente, come già detto, è stato umiliato dal numero 16 avversario e spesso, quando manovrava la Spagna, era in ritardo a rientrare. Barella, invece, è stato un po’ più combattivo, ma, comunque, non gli è stato concesso quasi niente dalla formazione avversaria, ben disposta in campo e preparata ad ogni evenienza. Più volte, inoltre, si sono creati degli spazi enormi tra la nostra difesa e i centrocampisti, che portavano gli avversari a ricevere la sfera continuamente. Ma il dominio non si è visto soltanto nella fase di possesso, bensì anche nei duelli sulle corsie laterali, di cui parleremo adesso.
- Le corsie laterali: Elemento chiave di questa partita sono stati i duelli sulle fasce e i giocatori della Spagna li hanno ampiamente vinti. Sulla destra Williams ha fatto girare la testa a Di Lorenzo, dribblandolo di continuo e scatenando il panico da quella parte. Sicuramente un cliente scomodo, ma la dormita di ieri sera del giocatore del Napoli è veramente inconcepibile. Al 10′, tra l’altro, si è incredibilmente perso il 17 anche in occasione di un cross, da cui, per poco, non è scaturita la rete spagnola. Dall’altra parte, anche Yamal ha superato senza troppi problemi Dimarco. L’ex laterale del Verona ha provato a stargli attaccato, cercando di evitare che si girasse, ma non ci è riuscito. Come successo al minuto 24, per esempio, il gioiellino del Barcellona ha ricevuto con l’avversario dietro, ma se lo è divorato accentrandosi con una giocata di lusso. Non parliamo, però, soltanto dei terzini, bensì anche degli esterni. Il confronto Chiesa-Cucurella sarebbe potuto essere una carta interessante, poiché è una sfida che avrebbe potuto vedere come vincitore il giocatore della Juve. Purtroppo, però, non gli è mai arrivato un pallone rasoterra e non ha mai avuto l’occasione di puntare l’avversario. Ha fatto una fatica enorme, la banda di Spalletti, ad innescare il dinamismo di questo giocatore, l’unico che avrebbe potuto creare qualcosa in chiave offensiva, visto che gli altri tre, come diremo tra poco, hanno fatto una partita davvero sottotono.
- Troppe palloni persi e troppa imprecisione davanti: Ieri sera l’Italia ha commesso una quantità esorbitante di errori in fase di costruzione dal fondo. Come già detto, all’ex mister del Napoli piace costruire a 3, tuttavia sono stati persi troppi palloni sanguinosi davanti alla porta, magari anche dopo aver sradicato la sfera agli avversari. La qualità, però, è mancata tanto anche davanti. Non solo, come detto, non è stato sfruttato il nostro esterno destro, ma sono mancate proprio idee negli ultimi metri, con gli Azzurri che, di fatto, non hanno mai creato un pericolo. Pellegrini e Frattesi erano infatti molto spenti e, stavolta, non hanno avuto modo di coinvolgere Dimarco sulla sinistra, sovrappostosi raramente. Ma, tralasciando ciò, non sono proprio entrati mai in partita, venendo di fatto annullati dagli avversari, non riuscendo mai ad insinuarsi con la sfera tra i piedi. Oltretutto manca un riferimento offensivo, perché Scamacca non è riuscito a lavorare bene spalle alla porta, ha perso diversi palloni e si è visto davvero troppo poco.
- Un piano partita saltato e più di una sostituzione sbagliata. Spalletti: che confusione! È stata chiara fin da subito l’idea dell’Italia di voler giocare con una certa prudenza, tentando di resistere il più a lungo possibile. Nel primo tempo, pur rischiando troppe volte di crollare in diversi momenti, il fortino era anche rimasto in piedi. Nel secondo tempo le prime due mosse di Spalletti si rivelano quasi controproducenti. Cristante eredita il posto di Jorginho, Cambiaso quello di Frattesi. Ciò non vuol dire soltanto che Pellegrini si sposterà al centro, ma che, di fatto, l’Italia passerà ad una sorta di retroguardia a 5. Questo perché, vedendo probabilmente quanto stava soffrendo Di Lorenzo, il tecnico toscano ha deciso di cercare di coprirsi ulteriormente inserendo appunto l’ex laterale del Genoa. Dunque, l’idea era probabilmente quella di fare uscire Cambiaso su Williams, addobbando l’area di rigore con Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori e Dimarco. Ciò, però, non ha funzionato, perché la rete è arrivata proprio da un guizzo sulla sinistra di Williams, che, dopo essersi liberato, ha messo in mezzo il pallone da cui è scaturito l’autogol di Calafiori (sfortunato in questo frangente, forse posizionato leggermente male con il corpo, ma comunque autore di una buona gara). Chiaramente, a questo punto, il piano partita salta completamente, perché se pensi a coprirti ulteriormente, ma incassi un gol, dopo devi inventarti qualcosa per passare da una gara difensiva ad una offensiva. Le mosse sono state Zaccagni al posto di Chiesa, Retegui dentro e fuori Scamacca, poi, più tardi, out Pellegrini, in Raspadori. Purtroppo, però, lo spartito non è cambiato per niente. Gli ultimi due subentrati danno l’impressione di essere troppo acerbi per queste gare, mentre l’ex Verona, come tutti i suoi compagni, non ha creato niente di che. Spalletti è stato costretto a passare dal condurre – o, almeno, dal provare a condurre – un secondo tempo difensivo, a condurne uno offensivo, arrangiandosi con dei cambi non funzionali e facendo saltare gli equilibri (forse mai realmente esistiti).
In sostanza, questa è stata la peggior partita da quando questa squadra è in mano a questo mister, con la Spagna che si è praticamente divertita a maltrattarci e a colpire in qualsiasi momento volesse: 20 tiri a 4, di cui 8 in porta (solo uno degli Azzurri), 57% di possesso in favore degli avversari a fine match, con 548 passaggi completati, contro i 381 nostri (e sarei curioso di sapere quanti di questi sono stati realizzati nella metà campo avversaria).
Il c.t. azzurro ieri sera