Ottobre 18, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

I primi passi a Viano, la convocazione in Serie C a 16 anni e la promozione con il Carpi – La nostra intervista a Cristian Lorenzi

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Dopo Matteo Migliori e Michel Morganella, chiudiamo con il terzo ospite di questa speciale giornata: Cristian Lorenzi, giovanissimo portiere del Carpi. In seguito ad aver conquistato la promozione in Serie C la scorsa stagione, il classe 2006 si appresta a tornare nel professionismo, dopo essere stato convocato più di una volta in prima squadra ai tempi della Reggiana. Attraverso una lunga chiacchierata, ci ha raccontato cose davvero interessanti: come si è avvicinato a questo ruolo, l’esperienza a Reggio, che lo ha formato molto, sino ad arrivare all’ultima annata, in cui ha vestito proprio la maglia del Carpi, vincendo la Serie D. Ci ha poi condiviso diversi segreti e aneddoti, non solo inerenti al suo ruolo, ma anche personali, come il suo convinto credo in Dio, che lo aiuta molto prima delle partite.

Ci teniamo, pertanto, a ringraziare Cristian, che si è mostrato davvero disponibile nei nostri confronti, e la società per averci permesso di realizzare questo speciale brano.

Il giovanissimo portiere del Carpi in campo (foto: AC Carpi)

“Come ti sei avvicinato al ruolo del portiere? Chi è il tuo più grande idolo?”

“Mi sono avvicinato al ruolo del portiere in un modo piuttosto strano: quando giocavo alla Vianese, la squadra del mio paese, nessuno voleva andare in porta e, allora, per caso, ci sono andato io e da quel momento non mi hanno più tolto. Dopo un anno sono andato a Reggio, militando per tre stagioni in granata, in seguito ho trascorso due campionati nel Sassuolo, poi ho scritto un altro lungo capitolo alla Reggiana e infine mi sono trasferito al Carpi. A me piacciono molto portieri come Di Gregorio e Vicario: nonostante siano molti diversi, mi ispiro a loro”.

“Che emozione hai provato quando Diana ti ha convocato in Serie C?”

“È stata un’emozione incredibile, tant’è che conservo ancora pagine dei giornali che parlarono della mia convocazione. Una cosa che mi ha fatto piacere è stata il fatto che, quando ero in prima squadra ed ero il più giovane, non c’era il nonnismo da spogliatoio, non c’era questa “leggenda”, anzi, sia i giocatori che i mister sono stati molto gentili e mi hanno accolto benissimo, quindi ero molto felice. E ovviamente, un ragazzo di 16 anni, quando viene chiamato in prima squadra, è emozionato ed è normale, perché è lo stadio a cui aspiri da quando giochi nei Pulcini ed è – anche come secondo o terzo portiere – incredibile. Poi, ho avuto la fortuna di continuare ancora qualche mese con Rozzio e compagni: c’ero contro l’Ancona, a Fiorenzuola, quando abbiamo perso 5-0, e contro il San Donato Tavarnelle, che era andata bene. In generale, è stata una bella emozione”.

“Hai avuto come compagni portieri d’esperienza come Venturi e Voltolini. Cosa hai appreso e cosa ti stupiva di loro?”

“Prima di tutto, ci tengo a dire che sono due ragazzi fantastici, perché ho avuto l’occasione di condividere con loro tempo in spogliatoio, in allenamento, in albergo e in pullman. Conoscere gente più grande di me è stata formativa come esperienza, perché possono raccontare ciò che facevano da giovani alla mia età, per esempio. Ed è stato bello confrontarsi con altri del mio ruolo: sono rimasto molto colpito dalla loro tranquillità. Sì conosce anche gente che si ritrova in futuro e sono amicizie che ci si porta con sé per tutta la vita, quindi è sempre un piacere incontrare nuove persone. Tra l’altro, Venturi lo ritroverò quest’anno in Serie C, visto che è andato a Gubbio”.

“Come hai reagito alla chiamata del Carpi? Cosa ti aspettavi da questa nuova avventura?”

“Quando mi ha chiamato il Carpi ero molto felice, perché è una società con una storia importante: è stata in Serie A e poi quello che è successo è successo. Però, aveva un’idea di ripartenza che mi è piaciuta sin da subito e, anche se all’inizio non ero parte integrante della prima squadra, poi mi sono ritagliato il mio spazio. Tra l’altro, siccome ero il portiere della Juniores e ogni tanto andavo a fare il terzo in prima squadra, mi ero dato come obiettivo le cinque panchine in Serie D, poi è arrivata l’occasione e l’ho sfruttata”.

“Per buona parte della stagione non sei stato convocato, ogni tanto sei andato in panchina, poi, dopo aver esordito contro il Forlì a soli 17 anni, hai giocato quasi tutte le partite: come ti sei sentito quando hai saputo che saresti partito titolare?”

“Quando ho saputo che sarei partito titolare, inizialmente non ci credevo, perché per me è stato un punto di partenza incredibile la Serie D e giocarla con una squadra come il Carpi è un sogno per tanti ragazzi. Quello che mi ha fatto molto piacere è stato avere la fiducia di tutti i veterani della squadra – ma, in generale, di tutto il gruppo – e di tutta la società che mi sosteneva, poiché avere un punto d’appoggio è importante per un portiere che deve esserci con la testa, oltre che fisicamente. Per me è stato fondamentale avere una tanta gente che mi sosteneva anche se sbagliavo e questo mi ha dato tanta forza. Poi, abbiamo fatto una cosa incredibile insieme: recuperare il Ravenna che ci era sopra di 12 punti, quindi per me è stata un’esperienza unica”.

“Il Carpi, il 16 dicembre, era quinto in classifica, poi, da quel giorno, in cui avete sfidato l’Imolese, non avete perso nemmeno una partita: qual è stato il vostro “segreto”?”

“Vi posso assicurare che non è cambiato niente. Forse siamo stati più uniti e coesi come gruppo – anche nei momenti difficili – e penso che sia stata questa la cosa che ci abbia contraddistinto dalle altre squadre: essere appunto uniti, non solo come squadra, ma soprattutto come collettivo fuori dal campo. Perciò abbiamo costruito un rapporto, non soltanto come compagni di squadra, di amicizia, perché giocare con persone di cui ci si fida è la cosa migliore del mondo”.

“Può essere stato fondamentale Calanca sotto questo aspetto?”

“Sì, ma io sono contento di tutti i compagni di squadra che ho al mio fianco e l’anno scorso si è visto bene il legame che abbiamo costruito”.

“Hai realizzato due parate decisive, che sono valse la vittoria, contro Sant’Angelo e Lentigione: cosa ti rimarrà sempre impresso di quei momenti?”

“Quando sei in campo, ti esterni da tutto, non ascolti niente e sei concentrato. Io, dopo una parata, resto molto tranquillo, perché magari l’azione dopo si può prendere gol. Poi, è normale la gioia a fine partita, perché sono interventi che possono salvare il risultato, ma bisogna mantenere l’equilibrio: sia che si sbagli, sia che si faccia un gran salvataggio, bisogna ripartire né buttandosi giù né esaltandosi troppo”.

“Hai totalizzato 6 clean sheet in questa stagione: cosa c’è stato di positivo nella fase difensiva del Carpi? Tra l’altro, siete stati la seconda miglior difesa del campionato, dietro al Ravenna, che ha preso soltanto 13 gol”.

“Mi posso ricollegare al punto di prima: avere compagni di cui ci si fida e che ti coprono le spalle in qualsiasi momento. In questo modo abbiamo costruito una grande solidità difensiva che ci ha contraddistinto dalle altre squadre, infatti il merito dei miei clean sheet va, oltre alle parate – che sono relative – a tutta la difesa, che è stata davvero incredibile”.

“Come fai, visto che sei giovanissimo, a gestire la pressione quando sei in campo?”

“Io ho un rito pre-partita: essendo molto credente, prima di un incontro leggo la Bibbia per rilassarmi e distogliere dalla testa tutti i pensieri che ho. Purtroppo, non riesco a praticare perché ho poco tempo per andare in chiesa, però leggere appunto la Bibbia mi aiuta molto a rilassarmi e a non preoccuparmi del resto. Così, quando entro in campo, sono davvero libero, non ascolto niente da fuori, ma solamente le indicazioni dei compagni e del mister; il resto lo lascio da parte”.

“Giocare a questi livelli vuol dire sicuramente compiere sacrifici: da Viano a Carpi sono oltre 40 chilometri – 80 tra andata e ritorno – e non hai ancora la patente. Quanto tutto ciò ti porta ad essere ancora più grato con chi quotidianamente ti è vicino?”

“È un grande rapporto, perché passo la maggior parte delle mie giornate in macchina. Devo ringraziare anche il Carpi, che mi ha dato il permesso di stare in palazzina e quindi posso restare vicino. Però da 10 anni i miei genitori mi portano in giro per il mondo: sembra una stupidata ma devo dare tanti meriti anche a loro”.

“Come vi siete sentiti quando avete ottenuto la certezza aritmetica della vittoria del campionato? Quali sono stati i momenti più belli dei festeggiamenti?”

“Fino alla vittoria contro il Certaldo all’ultima giornata, non abbiamo avuto la certezza matematica, quindi siamo riusciti a goderci ancora di più i festeggiamenti. Anche se abbiamo sofferto è stata una bella impresa e quindi devo ammettere che dal fischio finale in poi è stata una festa incredibile, sia in campo che in piazza quando siamo andati a festeggiare con tutti i tifosi. È stato davvero incredibile”.

“Adesso è arrivato Sorzi. Come vive un portiere la contesa della titolarità con qualcun altro? Cosa pensi di lui come innesto?”

“Intanto dico che è un ragazzo incredibile, come gli altri portieri che ci sono quest’anno, che sono tutti fantastici, con cui costruisci un rapporto, imparando a conoscerli. Il fatto di contendersi il posto è normale, perché l’estremo difensore è uno solo. Ciò ti fa migliorare molto, poiché, per ottenere il posto da titolare, si dà il massimo in allenamento e quindi si può solo migliorare”.

“Quali sono i punti di forza su cui dovete puntare e che vi possono permettere di raggiungere la salvezza?”

“Su questo non saprei rispondere, perché abbiamo appena iniziato e la rosa non è ancora completa. Dovrebbe rispondere il mister: io non riesco a dare una risposta su questo”.

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