Ottobre 16, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

“L’esordio in Serie A è stato il giorno più bello della mia vita” – La nostra intervista a Stefano Beltrame

6 min read

Abbiamo avuto la bellissima opportunità di intervistare Stefano Beltrame, un calciatore che ha realizzato una carriera davvero unica. Dopo un’esperienza a Novara, infatti, è approdato alla Juventus, con cui ha vinto il torneo di Viareggio ed è persino riuscito ad esordire in Serie A. In seguito a quest’avventura indimenticabile, ha avuto dei trascorsi molto importanti a Bari, Modena e Pordenone, tra i campionati di B e C, per poi trasferirsi all’estero. Ha affrontato campioni come Lammers, Gravenberch e Botman, vestendo i colori del Den Bosch, formazione di seconda divisione olandese. Il suo lungo viaggio al di fuori dell’Italia è poi proseguito con degli importanti capitoli al CSKA Sofia, con cui ha esordito in Europa League, al Maritimo, con cui ha sfidato il Benfica di Darwin Nunez, e al Persib Bandung, squadra indonesiana che l’ha visto sollevare pure un trofeo. 

Ci teniamo, pertanto, a ringraziare vivamente Stefano per la straordinaria disponibilità e la splendida possibilità concessaci. 

Stefano Beltrame e Radja Nainggolan in una partita del campionato indonesiano.

Dopo la tua esperienza a Novara, che ti ha visto siglare 13 reti in 24 presenze, hai vestito la maglia della Juventus. Hai segnato in finale del torneo di Viareggio contro la Roma e sei pure riuscito ad esordire in Serie A: quanto è stata bella, per te, quell’esperienza? 

“L’esordio in Serie A è stato il giorno più bello della mia vita e lo rimarrà per sempre. Lo è ancora oggi, perché sono juventino ed esordire con la propria squadra del cuore è sicuramente una cosa indelebile. Per quanto riguarda la Primavera, la vittoria del Viareggio con gol in finale è stata sicuramente un’emozione molto forte”. 

A Modena sei riuscito ad andare a segno contro il Palermo di Dybala in Coppa Italia. Hai condiviso lo spogliatoio con calciatori come Pinsoglio, Nardini, Zoboli e Granoche. Cosa puoi dirci di quell’avventura? Quanto ti è dispiaciuto rimediare due cartellini rossi nel giro di così poco tempo?

“A Palermo feci il primo gol e fu una bella emozione, che porto tuttora con me. Come hai detto tu, quella squadra aveva grandi potenzialità, tanto che vincemmo quel match 0-3. Per quanto riguarda le due espulsioni, ci rimasi male, ma erano entrambe inesistenti e, infatti, se ne resero conto anche loro successivamente. Finii persino su ‘Striscia la Notizia’…”

In seguito ad un periodo non proprio felice alla Pro Vercelli, ti sei trasferito al Pordenone, in Serie C. Avete realizzato uno splendido cammino, tanto da arrivare 2°, a -9 dal Cittadella di Zaccagni. Parlaci un po’ di questa avventura. 

“A Vercelli – è vero – non è stato per niente facile: ho avuto problemi con l’allenatore che era arrivato lì – non voglio neanche fare il nome, perché lo reputo una brutta persona -. Ho deciso di andare a Pordenone perché c’era stato un interesse da parte loro e il progetto mi piaceva. Sono voluto scendere di una categoria, ma era pur sempre una squadra che lottava per tornare in Serie B. Ci abbiamo provato, alla fine non ce l’abbiamo fatta, però, secondo me, è stata una scelta che si è rivelata azzeccata”. 

Hai poi preso una decisione molto particolare, ovvero quella di andare all’estero, al Den Bosch: hai fatto molto bene in quell’esperienza e, oltretutto, hai esordito contro la formazione U21 del PSV, contro cui avete perso 5-4 – fece 4 gol un certo Lammers -. Com’è nata l’idea di lasciare l’Italia? Come valuti questa esperienza? 

“Ho preso la decisione di lasciare l’Italia perché non mi trovavo più bene e non riuscivo ad essere me stesso. Quindi, ho intrapreso questa strada: la Juventus collaborava con il Den Bosch, ne avevamo parlato e io decisi di provare questa nuova esperienza, che alla fine si è rivelata vincente”. 

Tra l’altro, dopo un’esperienza al Go Ahead Eagles, sei tornato al Den Bosch e hai fatto molto bene, timbrando il cartellino 13 volte in 37 partite. Hai segnato, peraltro, contro l’Ajax U21, che aveva giocatori come Bakker, Botman, Timber e Gravenberch. Quanto sono bravi, in Olanda, a valorizzare i giovani? 

“In Olanda sicuramente lavorano molto bene sui settori giovanili, soprattutto l’Ajax. Quello che ho notato è che, a differenza dell’Italia, lì, se un giocatore giovane merita, lo portano in prima squadra e gli concedono spazio indipendentemente dall’età e dal palmarès. Questo è ciò che più mi ha colpito, vedendo anche dove sono arrivati questi calciatori”. 

Sei successivamente rientrato alla Juventus, stavolta giocando per la formazione Next Gen, che aveva calciatori come Dany Mota, Zanimacchia e Frabotta: quanto ti senti legato a questi colori e quanto lavora bene con i ragazzi questo club? 

“Ho dovuto fare un’operazione al cuore e sono tornato in Italia per 6 mesi, che mi sono serviti per riprendermi. Secondo me, avere una seconda squadra è un progetto che aiuta tanto le società, perché permette di fare crescere i giovani giocatori, tenendoli ‘in casa’: li hai più ‘sotto controllo’ e gli fai capire determinate cose. Secondo me, come progetto, l’under 23 è molto interessante e, infatti, quest’anno siamo vedendo già altre due società che hanno sposato quest’idea”. 

Ti sei poi trasferito al CSKA Sofia: cosa si prova ad esordire in Europa League? Avete, inoltre, battuto la Roma. 

“È stata sicuramente un’esperienza molto rilevante, perché, quando giochi in campi internazionali partite di coppe molto importanti, è bello per tanti motivi. L’unica nota negativa è stata il Covid: in quel periodo non c’era gente allo stadio e ha rovinato un po’ quella che poteva essere un’atmosfera incredibile”. 

Un’altra avventura importante, per te, è stata quella al Maritimo, in Portogallo. Avete perso 7-1 contro il Benfica, una formazione che aveva giocatori come Vertonghen, Otamendi, Grimaldo, Neres (fece doppietta contro di voi al ritorno), Darwin Nunez e non solo. Cosa si prova ad affrontare questi campioni? Magari in Italia non seguiamo tanto questo campionato, ma ogni anno produce grandi calciatori.

“Quello portoghese è un campionato di alto livello, soprattutto sotto i piani dell’intensità, della tecnica e della tattica. Come hai detto tu, infatti, quel campionato produce giocatori giovani molto promettenti. Secondo me, in Italia, dovremmo avere un po’ più le menti aperte e farci un buon bagno di umiltà. Non è soltanto la gente del nostro Paese che è brava a giocare a calcio: c’è ‘molto tutto’ al di fuori del nostro Paese e lo stanno dimostrando queste nazioni che si stanno evolvendo molto”. 

Recentemente sei stato in Indonesia e hai pure vinto un trofeo importante. Come hai vissuto il calcio lì? Che differenze ci sono nel modo di allenarsi e di vivere? 

“Noi avevamo un mister croato, quindi europeo, pertanto, bene o male, i metodi di allenamento erano simili a quelli a cui ero abituato. Il calcio indonesiano si sta sviluppando molto, perché, rispetto a tanti anni fa – quando ci potevano essere solamente 3 stranieri -, oggi ci possono essere 8 calciatori provenienti da altri Paesi, dunque il livello si è alzato”. 

Tornando indietro nel tempo, hai indossato la maglia azzurra, fino alla formazione U20: cosa si prova a rappresentare il proprio paese e ad affrontare formazioni come Inghilterra, Francia e Spagna, che avevano calciatori come Laporte, Pogba, Tolisso, Coman, Kepa, Suso e Alacer? 

“Quando indossi la maglia azzurra è sempre qualcosa di diverso. Ho avuto modo di confrontarmi con giocatori di altissimo livello, però anche noi non eravamo sicuramente da meno, infatti ce la siamo – bene o male – giocata sempre con tutti. Purtroppo, l’anno in cui volevamo qualificarci all’Europeo, non ci siamo riusciti a causa di un gol subito contro la Spagna all’ultimo minuto. Sono state, ad ogni modo esperienze molto positive”. 

E oggi? Quali sono i tuoi progetti? 

“Adesso mi sto allenando a Lecco con la squadra – ringrazio chi mi ha concesso quest’opportunità – e sono pronto per un’eventuale chiamata futura. Vediamo”. 

Il protagonista della nostra intervista, che ringraziamo ancora per la disponibilità.

Lascia un commento