Marzo 9, 2025

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

Il ‘Merseyside Derby’ dal finale più romantico di sempre

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Lo scorso 12 febbraio è andato in scena uno dei più incredibili ‘Merseyside Derby’ degli ultimi anni. Un grande classico del calcio inglese, che ogni anno vede affrontarsi Everton e Liverpool. Un incontro che mette sempre una posta altissima in palio, ma che, per i tifosi dei Blues, ha assunto, per una volta, un sapore ancor più speciale. Quello di mercoledì scorso, infatti, è stato l’ultimo confronto tra queste due formazioni a Goodison Park, storica casa dei Toffees, che presto traslocheranno in un impianto nuovo – circa 52.000 posti, per un costo di oltre 740 milioni di pounds -. ‘The Grand Old Lady’ – così viene chiamata la struttura che continuerà ad ospitare ancora per poco la squadra guidata da David Moyes – ha, però, una storia davvero assurda. Inaugurato nel 1892, porta la firma di un architetto che ha progettato altri stadi importantissimi in Gran Bretagna, come Old Trafford, Ibrox, Craven Cottage e non solo, ovvero Archibald Leitch.

It appears to be one of the finest and most complete grounds in the kingdom, and it is hoped that the public will liberally support the promoters“, si diceva alla fine del XIX secolo, dopo le prime gare disputate sul rettangolo verde di Goodison Park (“Sembra essere uno dei terreni più belli e completi del regno, e si spera che il pubblico sosterrà liberamente i promotori”, in italiano). Tra l’altro, è proprio in questo periodo che nasce il soprannome ‘Toffees’, poiché, secondo alcune versioni, sugli spalti dello stadio venivano distribuiti gratuitamente agli spettatori dei toffees, per l’appunto, i tipici dolci inglesi. Ad ogni modo, si tratta di un impianto che ha ospitato dalle stagioni più monotone ed insipide a quelle più scoppiettanti, ma ‘limitarsi’ a raccontare ciò non renderebbe l’idea del fascino della casa dei Blues. George VI e la Regina Elisabetta – madre dell’ultima sovrana d’Inghilterra – sono solo due dei personaggi più celebri che hanno avuto l’onore di ammirare la magnificenza di Goodison Park. Inoltre, in questa struttura si sono tenute anche delle esercitazioni della ‘ Territorial Army’, forza di difesa interna che integra l’esercito ‘regolare’ in tempi di crisi. E, rimanendo in questo ambito, la dimora dell’Everton ha subito la stessa triste sorte di diversi altri stadi del football d’Oltremanica, venendo gravemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale. La posizione, peraltro, non aiutò assolutamente, vista la vicinanza al porto; il club ricevette £5.000 per rimediare almeno ad una parte delle disgrazie causate dal conflitto. Passando a ciò che riguarda esclusivamente il rettangolo verde, però, il periodo più glorioso del club è stato quello intercorso dal 1983 al 1988. Un’era che non tutti i supporters dei Blues hanno avuto modo di vivere in prima persona, ma che, in un modo o nell’altro, gli è stata raccontata da parenti o conoscenti. In quegli anni, infatti, i Toffes sollevarono una FA Cup ed una Coppa delle Coppe, laureandosi inoltre campioni di Inghilterra per ben due volte. Un bottino, tra l’altro, condito da diversi Charity Shield. Nelle ultime stagioni, tuttavia, Goodison Park è stato palcoscenico di campionati in cui diversi allenatori sono stati cambiati e più volte si è flirtato con la retrocessione. Ciò che non è mai cambiato, però, è stato il senso di appartenenza manifestato dai sostenitori dell’Everton, che hanno sempre preso posto sugli spalti, indipendentemente dai risultati. Ed è quasi superfluo ribadire quanto sia importante – quasi sacro – il pallone per gli inglesi. Dopotutto, sono stati loro ad inventare uno stile di vita che tanta gente tuttora ammira o replica. Una settimana di lavoro in cui l’unico pensiero va alla trasferta del weekend, a cui mai si può mancare, indipendentemente da quanto sia lunga e faticosa. Un lifestyle – come direbbero loro – che accomuna tutti gli inglesi, come riportato in fumetti come Andy Capp, pubblicato per la prima volta nel 1987. Ed è inutile sottolineare anche quanto in Gran Bretagna piaccia l’alcool: pensate che si registrano circa una ventina di pub solamente nell’area adiacente a Goodison Park. Ad ogni modo, i tifosi dell’Everton, da fine ‘800, si contendono il titolo di squadra più rappresentativa della città con il Liverpool, un club che non ha bisogno di alcuna presentazione. Tuttavia, la rivalità tra Blues e Reds non si limita alla contesa della scena e ai titoli racimolati negli anni. Tutti conoscono Anfield, altro gioiellino congegnato da Archibald Leitch, struttura da oltre 60.000 posti a sedere. Ciò che non tutti sanno, tuttavia, è che questo era, in origine, lo stadio dei Toffees. Il club nato nel 1878, infatti, lo abbandonò per via di un affitto troppo caro. Il proprietario del terreno, John Houlding, decise dunque di dare vita ad una nuova società, che presentò alla Camera di commercio di Londra come Everton FC and Athletic Ground (i Blues non avevano ancora una ragione sociale formalmente registrata). Il Consiglio calcistico, decise di iscrivere la squadra, ma con un nome diverso, ovvero Liverpool Association Football Club, successivamente accorciato in Liverpool Football Club. Ed è proprio qui, ovviamente, che è scoppiata un’acerba diatriba tra le due società e le due piazze di tifosi, destinata a tramandarsi fino ad oggi. Da tempo, sicuramente, sono i Reds a sfoggiare la bacheca più sfarzosa, mentre l’Everton, come detto, si ‘limita’ ad andare alla caccia, di stagione in stagione, della salvezza. Da parecchie annate, dunque, i ‘Merseyside Derby’ hanno assunto un copione che vede il Liverpool come strafavorito. Tuttavia, è giusto ricordare che i Toffees non perdono un confronto con i ‘cugini’ in casa da dicembre del 2021. Proprio in questa partita, infatti, la casa dei dei Blues si infiamma e, indipendentemente da quanto sia spietata la classifica, il verdetto preteso dai tifosi è sempre lo stesso.

Pochi giorni fa, è tornato questo grande classico del football d’Oltremanica e, come sempre, lo spettacolo si è palesato in poco tempo. Come detto, però, questo non era un derby ”come tutti gli altri” bensì un incontro ancor più speciale, poiché era l’ultima volta in cui queste due squadre si confrontavano a Goodison Park.

Passano appena 11 giri di lancette e i padroni di casa riescono a scardinare la retroguardia dei Reds – appena 21 gol incassati in 23 incontri di Premier League -. A firmare l’1-0 ci pensa l’ex Udinese Beto, che, pescato da un’illuminante verticalizzazione di Branthwaite, infila Alisson e fa esplodere di gioia la sua gente. Circa 5 minuti in seguito alla rete che ha sbottonato il match, però, il Liverpool si riporta in carreggiata. Salah, che sarà autore, come sempre, di una partita da incorniciare, dipinge un traversone dal binario di destra e trova la testa di Mac Allister. L’argentino riesce a pizzicare la sfera e a spedirla all’angolino, non lasciando scampo a Pickord. Inizia a piovere sul bagnato, inoltre, in casa Everton, al 25′, quando Ndiaye è costretto ad abbandonare il terreno di gioco per un infortunio; dentro Harrison. Da qui fino all’intervallo, vanno a referto soltanto 5 ammonizioni – come ogni derby che si rispetti -, ma, verso il tramonto di questa prima frazione di gioco, i Reds sfiorano il vantaggio. Szoboszlai, con un destro ad incrociare dalla distanza rasoterra e violento, chiama all’intervento l’estremo difensore dei Blues, che compie una grande parata. Successivamente, Tarkowski entra in scivolata per evitare la rete in tap-in da due passi di Luis Diaz, che già pregustava la gioia personale con una ribattuta che sarebbe stata fin troppo comoda.

Nella ripresa, l’Everton mantiene il suo spirito battagliero, con la differenza che, nell’arco dei 10 minuti embrionali di questa seconda frazione, ha due nitide palle gol. La prima capita a Doucourè, che, con un’incornata, non centra il bersaglio, mentre la seconda passa dai piedi di Harrison, il quale, con un diagonale mancino, non riesce ad inquadrare lo specchio. L’entusiasmo del pubblico di casa raggiunge, però, il suo culmine, circa 600 secondi dopo, quando Branthwaite infila Alisson sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Una gioia, però, strozzata sul nascere, poiché la bandierina dell’assistente sale per indicare una posizione irregolare di O’Brien. Al 73′, tuttavia, si iscrive al secondo tempo la banda di Slot. Luis Diaz inventa un traversone tagliente, ma Tarkowski è ben appostato e respinge la sfera. Su quest’ultima si avventa Curtis Jones, il quale, dopo una triangolazione con Darwin Nunez, scocca il tiro, ma trova l’opposizione di testa del nominato in precedenza Branthwaite. Il pallone giunge, dunque, dalle parti di Salah, che, di destro, deposita in fondo al sacco. Rimonta completata da parte dei Reds, dopo un secondo tempo che, fino a quel momento, era stato un po’ incolore. Mastica amaro il pubblico di Goodison Park, poiché l’Everton dava l’impressione di essere pienamente in partita e aveva sfiorato il vantaggio più volte, tra l’altro. All’88’, inoltre, l’egiziano va nuovamente ad un passo dal gol, sfoderando un potente tiro con il suo mancino raffinato, che scatena la grande risposta di Pickford. Ci avviciniamo, dunque, al traguardo, con gli ospiti che, dopo essere andati in grave difficoltà, sono comunque riusciti a mettere la testa avanti. Qualcuno, allo stadio, già comincia a cercare di metabolizzare una sconfitta che sembra imminente, tuttavia c’è un finale ancora tutto da scrivere. Entriamo nel recupero: concessi inizialmente 5 giri di lancette, ma questi diventeranno presto di più. All’alba del minuto 98, infatti, Mykolenko scodella, quasi alla cieca, un pallone in area di rigore. La sfera, in qualche modo, sfila, fino ad arrivare dalle parti di Iroegbunam, che, di testa, prolunga per Tarkowski, il quale, con una conclusione al volo, spedisce sotto la traversa, trafiggendo Alisson! L’Everton ha pareggiato con il suo capitano, a recupero praticamente scaduto! Il ruggito di Goodison Park è assordante e si protrae a lungo. Qualcuno addirittura riesce ad evitare gli steward e a mettere i piedi sul rettangolo verde, festeggiando con i giocatori… Dopo 101 minuti, ecco il verdetto del campo: i ragazzi di Moyes sono riusciti a strappare un pareggio dalla sfida con gli eterni rivali del Liverpool. Un finale più romantico, per l’ultimo derby nella storica casa dei Blues, non si poteva desiderare.

Foto: Sky Sport

Manca ancora, però, una ‘”sana” dose di cruento e adrenalinico antico calcio d’Oltremanica. C’è da vivere ancora, una sorta di terzo tempo, ma non è quello al bar. A fine partita si accende, infatti, una mischia tra i giocatori delle due formazioni, tra spintoni e qualche parola non propriamente amichevole. Vengono espulsi, sponda Reds, il mister Arne Slot e Curtis Jones; stessa sorte per Doucourè, tra le fila dei Toffees. Nel frattempo, com’è giusto che sia, i tifosi dell’Everton si lasciano andare nei più indescrivibili festeggiamenti.

Dopotutto, tra i Blues e il Liverpool non scorre buon sangue da appena 133 anni…

Foto: Sky Sport

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