Dicembre 22, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

“Il nostro gioco è ispirato a quello di Sarri” – La nostra intervista a Mario Enrico Braco, match analyst della Pro Vercelli

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Il match analyst della Pro Vercelli si racconta svelando i suoi compiti, il suo rapporto con mister Dossena, l’origine di una passione che aveva fin da ragazzo e che è diventata il suo lavoro. Come avviene l’analisi dell’avversario e della propria squadra, la valorizzazione dei giovani sui campi della serie C e le potenzialità della società piemontese sono soltanto alcuni dei temi affrontati in questa lunga intervista.

Ci teniamo pertanto a ringraziare sia la società che Mario Enrico Braco per averci permesso di realizzare quest’articolo. 

Foto: Marco Lussuoso

“Qual è il compito di un match analyst? Racconta un po’ quello di cui ti occupi”

“I compiti del match analyst sono diversi. Prima di tutto ha delle responsabilità dal punto di vista delle riprese video – degli allenamenti e della partita della propria squadra – in camera tattica, per garantire allo staff e  ai giocatori dei filmati che possano dare la possibilità di visionare tutti gli aspetti tattici, ovvero la ripresa dei 20 giocatori di movimento nell’arco dell’intera gara.

Si tratta quindi di una ripresa più ampia rispetto a quella televisiva. Poi ci sono le competenze  tecnico-tattiche, vale a dire lo studio dell’avversario (team studio) e l’analisi della propria partita (match studio) che si mostrano  in delle sedute  video. Il primo giorno della settimana si vede il match studio, mentre il team studio, in genere, si vede il secondo o terzo giorno della settimana. Questo può variare da allenatore ad allenatore: c’è anche chi preferisce farlo vedere alla squadra il giorno prima, chi a metà settimana, va a discrezione del tecnico. Dopodiché ci sono delle mansioni per l’aspetto dello scouting: si dà supporto alla società e al direttore sportivo per quanto riguarda la ricerca dei giocatori e la valutazione di essi in fase di calciomercato. Queste sono le principali macroaree, ma, in generale, dipende sempre da quello che richiede il mister. Io mi focalizzo principalmente sull’avversario,  il mio tempo è investito in gran parte in questo modo, oltre che per lo  scouting per il direttore sportivo”.

“Quante volte ti confronti con Mister Dossena? Quali sono i temi ricorrenti delle vostre discussioni?”

“Ci confrontiamo tutti i giorni. Discutiamo quotidianamente e ci confrontiamo con lui insieme al vice allenatore Samuele Olivi. Il match analyst vive con lo staff, è sempre presente al campo, è parte integrante dello staff tecnico. La tematica principale è sull’avversario, poi ci possono essere dei confronti anche sulla nostra squadra, pertanto confronti sulla prestazione della squadra, se ha rispettato le richiesta e se è stato proposto quello che è stato provato in settimana… Tutti i giorni discutiamo e, anche nella fase di preparazione della gara, anche il giorno della partita c’è un confronto – magari quando arriva la formazione ufficiale dell’avversario – sullo schieramento o, ad esempio, sulle marcature, sulle palle inattive… Anche durante la gara c’è comunicazione con la panchina. Si tratta quindi di un confronto quotidiano”.

“Visto che hai parlato delle marcature, spesso riuscite a rendervi pericolosi con delle azioni sulle fasce, magari con Maggio, il giocatore un po’ più talentuoso che avete in rosa. Da lui sono derivati più volte dei gol importanti. Tuttavia, di gol sui traversoni ne avete anche incassati. Come preparate queste situazioni in entrambe le fasi?”

“Sulla fase offensiva, avendo come sistema di gioco il 4-3-3, ci porta  a creare superiorità numerica sull’esterno. Il modello di gioco che ha dato il mister, quindi i principi del suo calcio sono quelli di cercare una costruzione dell’azione palla a terra, avere il controllo della partita mantenendo il possesso per poi sviluppare sulle corsie laterali e creare le superiorità, con le sovrapposizioni dei terzini e gli inserimenti delle mezzali. Dunque cerchiamo di andare sulle fasce, per poi arrivare al cross e riempire l’area con i giocatori della catena opposta.

Per quanto riguarda la fase di difesa della porta, sui cross, marchiamo a uomo, quindi è anche una questione di duelli individuali e c’è da considerare che ci può essere anche la bravura dell’avversario”. 

“Voi avete giocatori che sono cresciuti in settori giovanili di top club o, addirittura, società di Serie A vi girano direttamente in prestito dei loro calciatori. Per esempio, l’anno scorso avete avuto Vergara. Per voi, quant’è importante avere contatti con società così grandi e organizzate?”

“E’ importante perchè, comunque, la Serie C è una categoria che prevede l’utilizzo dei giovani e la loro crescita. Quindi, le società di Serie A ricercano proprio queste situazioni per far migliorare i propri atleti meno esperti, che, magari, non sono ancora pronti per giocare nella massima categoria o in B. Per noi sono importanti i contatti: li abbiamo creati anche perché investiamo sui giovani e li valorizziamo dandogli la possibilità di giocare e di sbagliare. Hai citato Vergara: con il Napoli i rapporti sono stati importanti e lo sono già da 4 anni, quando c’era Zerbin, che adesso è in Serie A. Lui e Vergara hanno fatto bene quando sono venuti qui, ma ce ne sono tanti altri. Siamo una società che lavora tanto con questi ragazzi: dall’ultimo dato di quest’anno siamo stati stati la quarta squadra per l’utilizzo di calciatori giovani, quindi, comunque, stiamo riuscendo a conseguire dei buoni risultati sportivi, anche se è ancora presto: non siamo neanche a metà anno e mancano delle partite per finire il girone d’andata”. 

“Dopo un avvio positivo che vi ha visti battere il Lumezzane e pareggiare con il Renate avete ottenuto due sconfitte in 3 partite, poi è arrivato il 4-1 con il Fiorenzuola e – esclusa la parentesi in Coppa Italia Serie C – da lì sono arrivate tre vittorie consecutive. Da cosa deriva questo cambio di ritmo?”

“Considerate che, comunque, rispetto all’anno scorso, la squadra è cambiata tanto. E’ cambiato lo staff tecnico quasi per intero, a parte me ed un altro collaboratore, e tanti calciatori sono partiti per venire rimpiazzati da altri. Alcuni sono arrivati nella fase finale di mercato e, quindi, c’è voluto un attimo per integrare tutti nel sistema di gioco. Poi c’è da considerare che abbiamo fatto una preparazione atletica  molto intensa e con volumi importanti, proprio per arrivare in una condizione fisica idonea, per giocare, comunque, ad alta intensità, in una determinata maniera. Si sono visti i frutti, magari un attimino dopo. Bisogna tenere conto però che anche le partite che abbiamo affrontato – Triestina, Atalanta Under 23 e Renate in trasferta, per esempio – erano complesse, nel senso che sono tre trasferte difficili, sono tre squadre, comunque, che ambiscono ad arrivare ai primi posti di campionato. Nel girone d’andata – tenete in mente pure questo – abbiamo perso con Mantova, Padova, Triestina e Atalanta, abbiamo pareggiato con il Renate, quindi, praticamente, abbiamo già disputato le cinque trasferte più difficili. Poi ci è mancato un giocatore fondamentale come Mustacchio: per noi, che abbiamo tanti giovani, lui è fondamentale, anche per l’esperienza, non solo per il valore tecnico del calciatore”. 

“Parlando sempre della gara con il Fiorenzuola: avete trovato la via del gol con delle combinazioni rapide ed efficaci, delle azioni anche molto belle da vedere, a pochi tocchi. Nei gol che avevate fatto prima, non si era visto ancora nulla di simile, anche questa è stata una cosa studiata in allenamento?”

“Tutti gli allenamenti e tutte le esercitazioni sono mirati a quell’obiettivo, quello del gioco palla a terra, corto, con combinazioni sulle catene. Quindi, non è stata una cosa che è venuta dopo con il tempo, magari alcuni sviluppi non sono riusciti subito, in determinate partite. Con il Lumezzane, ad esempio, ci sono state azioni simili che non hanno portato al gol, magari combinazioni diverse, però diciamo che il livello del gioco, nelle settimane, si è alzato. Sottolineo, comunque, il fatto che avevamo tanti giovani all’esordio in Serie C, quindi nei primi campionati professionistici e bisogna dargli il giusto tempo. Se vedete, anche l’Atalanta Under 23, che è una squadra forte, con giovani di grande prospettiva, inserisce anche dei 2005 o dei 2006 nell’undici. all’inizio non sono partiti al massimo delle loro potenzialità, poi, col passare delle partite, sono cresciuti e adesso stanno dimostrando il loro valore”.

“Collegandomi a questa cosa sull’Atalanta Under 23, pensi che sia corretto che ci siano anche le squadre giovanili di Atalanta e Juventus all’interno di questa Serie C? In un certo senso, sono anche un vantaggio per diverse società, poichè spesso girano in prestito i loro giocatori”.

“Da questo punto di vista, se diventassero di più queste squadre sarebbe uno svantaggio, perché le società di Serie C non potrebbero attingere a quei settori giovanili, poiché, ovviamente, creando le proprie squadre, le grandi società preferirebbero farli crescere in casa. E’ bello confrontarsi, comunque, con società del genere, che hanno i settori giovanili più importanti d’Italia. Chiamarlo “svantaggio”, però, insomma, mi sembra esagerato: come tutte le cose ha i pro e i contro e poi vengono gestite anche, in un certo modo, nel senso che, comunque, se un giocatore è pronto, poi lo portano in prima squadra. Questo è successo con la Juve, che ha portato su poi i vari Miretti, Soulé, Barrenechea. Per i nostri, è un confronto impegnativo, perchè poi vai a giocare anche partite importanti contro giocatori destinati a militare in categorie superiori. Per esempio, 3 anni fa, quando siamo stati eliminati dalla Juve in partita secca – Pro Vercelli-Juve, finì 0-1 per loro -, c’erano in campo, in maglia bianconera, appunto Soulè, Miretti, Barrenechea e Compagnon. Vai a giocare contro calciatori che poi arrivano in categorie superiori, però è comunque una prova che fa crescere i nostri e ci può stare”.

“Essere prevedibili può portare a degli svantaggi, tuttavia una certezza c’è sempre: Santoro parte titolare. Cosa vi garantisce, a livello di gioco, questo regista?”

“Santoro è un play completo, perchè ci dà: palleggio in fase di possesso, interdizione E contrasti, in quella difensiva. Ha anche una struttura, per un regista, importante, perchè ha centimetri e fisicamente, in fase difensiva si  fa sentire. Inoltre, come già detto, sa giocare bene il pallone, con trasmissioni sia corte che lunghe. E’ un giocatore che ci sta dando una grossa mano, che, anche se è arrivato nell’ultima settimana, si è inserito velocemente nel contesto ed è stato rapido nel capire le richieste del mister, quindi è un giocatore che sta facendo bene”.

“C’è un grande allenatore che funge da ispirazione per il vostro gioco?”

“A detta anche del mister, in una delle sue conferenze, il suo allenatore di riferimento è Sarri. Lasciando stare il modulo di gioco – il 4-3-3 – condivide con il tecnico della Lazio diversi principi di gioco, che sta trasmettendo alla squadra. Si possono trovare delle similitudini tra il gioco delle varie squadre di Sarri negli anni e quello che sta proponendo, quindi, posso  dire che è lui il riferimento, soprattutto in fase di possesso”.

“Ti è mai capitato di dover studiare una squadra che aveva appena cambiato allenatore? In quel caso, visto che non puoi sapere che stile di gioco adotterà, come ci si comporta?”

“Sì, capita anche spesso, soprattutto nella seconda parte, visto che, comunque, ci sono diversi esoneri in Serie C, è una caratteristica della categoria. Prima di tutto, si può andare ad analizzare la rosa, quindi quali sono le caratteristiche dei giocatori a disposizione. Quello è un punto di partenza importante e, quindi, si può cercare di prevedere quello che può essere un sistema di gioco. Poi, si può andare a studiare le caratteristiche dell’allenatore subentrato e capire quali sono le sue idee, qual è il suo sistema di gioco di riferimento e, quindi, si cerca di arrivare il più preparati possibili, anche se c’è meno materiale a disposizione, rispetto a una squadra che ha lo stesso tecnico da più partite”. 

“Ho visto che hai condiviso diversi schemi su diverse squadre, come Ajax e Lazio, sui tuoi profili social. Dunque, per te, questo studio delle squadre non è soltanto un lavoro, ma proprio una passione, un passatempo. Come mai ti affascina così tanto quest’aspetto?”

“E’ una passione, prima di tutto. Fin da piccolo, come tanti che fanno questo ruolo, seguivo il calcio e vedevo le partite. Mio padre mi ha trasmesso questa passione, sono sempre stato focalizzato sull’aspetto tattico, mi è sempre piaciuto molto. E, quindi, era il mio hobby, il mio passatempo, dunque sono stato felice di averlo reso un lavoro. E’ una cosa che mi piace, pertanto faccio un lavoro che non mi pesa, poiché è una passione, sono contento di farlo”.

“Cosa fai quando assisti ad un allenamento? Prendi appunti?”

“Durante la ripresa, comunque, se ci sono delle situazioni da segnalare, posso prendere appunti, cerco di stare attento su quello che succede, per capire, effettivamente, se la richiesta del mister viene messa in pratica dai giocatori, soprattutto dal punto di vista tattico, quando si va a provare le uscite, in fase di non possesso, oppure le uscite in costruzione, quindi quando si vanno a giocare partite a tema con la contrapposizione del modulo avversario. L’obiettivo è dunque andare a vedere se ciò che vuole il mister viene portato a termine nel modo corretto”. 

“Quale pensi che possa essere un vostro punto di forza, a livello di gioco? E un punto debole?”

“Un punto di forza è, sicuramente, l’identità di gioco in fase di possesso, il nostro palleggio, dunque l’intensità con cui facciamo girare la palla e anche l’intensità del nostro pressing in fase di non possesso. Ovviamente, tutto è supportato da una preparazione atletica importante, da sedute di allenamento, anche dal punto di vista condizionale, che vanno di pari passo con quella che è la richiesta, sia dal punto di vista dell’intensità’ e delle idee di gioco che ha dato il mister. Quello è un nostro punto di forza, poi, all’interno del contesto, ovviamente si cerca di esaltare le individualità dei giocatori. Come punto debole… è un po’ come se andassi a dire qualcosa di riservato, ma quello che posso dire è che si è evidenziata, nelle partite contro le squadre prime della classe, una mancanza dal punto di vista della convinzione, di poter competere e giocarsela alla pari anche contro squadre che partono con obiettivi da primi posti. Possiamo farcela anche in quelle sfide, giocando , con la stessa convinzione con la quale affrontiamo una squadra pari o sotto al nostro livello, sempre attraverso il nostro gioco che credo sia la strada giusta per poter  continuare ad ottenere risultati positivi”.

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